Fabrizio De André, chansonnier libertario e un po’poeta, scrisse canzoni difficili, irripetibili, letterarie, piene di parole ottocentesche. Lui, figlio della Genova bene, raccontò gli umili e i disperati; nelle sue canzoni c’è Genova ,con il suo porto, i suoi vicoli stretti e la fatica di vivere. Con l’amico Francesco Baccini, cantautore anarchico, cantò la storia della città vecchia e dei camalli del porto di Genova.

La sola parola “Genova” fa riaffiorare un fiume sotterraneo, che ci riporta i nomi di Cristoforo Colombo, Edoardo Sanguineti,Giuseppe Mazzini, Nicolò Paganini , Palmiro Togliatti, Gino Paoli, Eugenio Montale , il Partito Socialista.., ma anche i molti legami con Bergamo e con la storia. Fin dal Medio Evo,numerosi bergamaschi, originari della Valle Brembana , della Val Serina e della Val Brembilla , trovarono occupazione alla dogana del Porto di Genova come addetti al carico/scarico e pesatura delle merci ,predisposizione degli imballaggi a terra, trasporto e consegna dei carichi e delle merci nell’entroterra

Furono soprattutto i nativi di Zogno, di San Pellegrino, di San Giovanni Bianco, di Dossena, di Stabello, di Endenna, di Bracca, di Serina, di Brembilla, di Rigosa ecc.. che emigrarono dalle valli bergamasche per trovare lavoro a Genova come scaricatori di porto ,dando vita ,dal 1340, alla Compagnia dei Caravana. A Genova questa comunità di foresti, che viveva in una sorta di extraterritorialità, ebbe la piena fiducia dei genovesi ed assicurò il buon governo della dogana e della merce franca ,come il caffè.

I bergamaschi ,emigrando dalla Val Brembana trovarono quindi a Genova un lavoro sicuro: il termine Caravana deriva dal persiano Kairewan e sta proprio a significare compagnia di mercanti o viaggiatori pellegrini, come i bergamaschi di quel tempo che migravano a Genova per lavoro, figliavano a Bergamo, mandavano i loro figli a lavorare a Genova, finivano la loro vita facendo ritorno nelle valli bergamasche. Insomma ,una cooperativa di uomini, con cassa in comune ,e anche gli attrezzi di lavoro in comune (stanghe, corde, carriole ecc..) che venivano riconsegnati alla Compagnia a fine lavoro.

La Compagnia dei Caravana si trasformò poi in Corporazione, con un Statuto rigidissimo e lavorò in esclusiva al Porto di Genova per ben quattro secoli, dal 1450 al 1850.

Lo Statuto prevedeva che dal 1487 solo i nativi di Bergamo potessero farne parte, e il suo codice morale escludeva chi avesse avuto precedenti penali, chi bestemmiava , chi fosse dedito a risse e/o al giuoco ma prevedeva anche l’obbligo di aiuto fra i soci,con un sistema di fratellanza e aiuto ai soci per la malattia e la vecchiaia e i funerali. Dal 1870 i facchini e gli scaricatori del Porto di Genova non saranno più in esclusiva dei soli bergamaschi.


La Compagnia dei Caravana si trasformò in Corporazione dei lavoratori del porto di Genova ,sicché al termine “caravana” subentrò il termine “camallo”(hamàl) ,parola di origine turco-araba che sta a significare facchino, portatore. “ Lo scossalin da camallo” ,che è parola ancora oggi in uso a Genova, era il grembiulino in tela di jeans (color blu Genova, di cotone e lino) usato fin dal Medio evo dai Caravana al porto, rigorosamente senza tasche ,per evitare qualsiasi possibilità di appropriazione indebita. Infine, una curiosità: delle 47 Hostarie aperte nella città vecchia nel 1556, parecchie hanno nomi lombardi, e fra queste vi è la Taverna de Averaria. E poi, voglio ricordare anche un fatto della nostra storia recente: quando il governo Tambroni (nato nel 1960 con i voti e l’accordo di Msi e Dc ) cadde proprio a Genova, dove in Piazza De Ferrari una città intera si sollevò contro la provocazione del congresso missino a Genova il 30/06/1960 e ,nei duri scontri con la polizia, i celerini ,sollevati a peso, furono buttati dai camalli nella fontana della Piazza.

De Andrè nelle sue canzoni fu sempre curioso di questo mondo difficile , fatto di fatica ,di sudore e di duro lavoro ma forse era anche attratto da questo mondo a parte, fatto anche di straordinaria solidarietà.

Ma i rapporti e i legami tra Genova e Bergamo sono molti ,complessi e fatti di radici profonde ; mi è quindi impossibile ricordarli tutti: voglio solo ricordare che il famoso “Inno di Garibaldi” parole di Luigi Mercantini ,musica di Alessio Olivieri fu composto nel Dicembre del 1858 nella villa del patriota bergamasco Gabriele Camozzi ,esule a Genova nella sua Villa Zerbino sulle alture di Genova, alla presenza di Giuseppe Garibaldi e Nino Bixio : “ Si scopron le tombe,si levano i morti, I martiri nostri son tutti risorti, Le spade nel pugno,gli allori alle chiome … Và fuori d’Italia!, và fuori ch’è l’ora! Và fuori d’Italia!, và fuori stranier !….” L’inno che fu dei Cacciatori delle Alpi e cantato nella Spedizione dei Mille,verrà ripreso nella Resistenza, utilizzato dalle Brigate Garibaldi e come sigla di chiusura dell’emittente radiofonica Radio Bari nel 1944.

Alberto Scanzi Associazione Circolo Gramsci Bergamo Bibliografia essenziale

B.Belotti “Sul Privilegio dei Caravana o Bastagi in Val Brembana a Genova” ,Bergomum XXXIV,1940 V.G.Casarino,G. Rossetti “Stranieri a Genova nel Quattrocento e Cinquecento”Liguori, Napoli 1989 V.G.Casarino “L’immigrazione a Genova di maestranze e apprendisti dall’Alta Lombardia” Sides 1993 A.G. Velardita “ Veniamo da lontano” La storia dei Camalli ………… Ed. Nuova Prhomos, 2017” P.Massa Piergiovanni “La Compagnia dei Caravana:i facchini bergamaschi del porto di Genova Fondazione per la Storia Economica e Sociale di Bergamo, IDProd 6,Coll.1,Vol.3,Tomo 2,Cap.8 E.Acerbis,N.Invernizzi “ Huomeni Societatis Caravane”La Compagnia dei Caravana tra Genova e Bergamo Fondazione per la Storia Econonomica e Sociale di Bergamo, IDprod 33,Coll.2,Vol. 7,Tomo 1,Cap.7