Prima ancora dei barconi che attraversano il Mediterraneo e dell’emergenza immigrazioni, Fabrizio De André cantava di emarginati, degli ultimi, dei diversi, di migrazioni.
Le migrazioni sono la conseguenza del desiderio ancestrale dell’uomo di spostarsi dal proprio luogo di nascita verso luoghi che possono offrire maggiori opportunità.
Ci spostiamo per lavoro, per amore, per studio, per curiosità, per arte e cultura, per fuggire da qualcuno o da qualcosa, per la Libertà.
Ci spostiamo già dai tempi della preistoria, quando le tribù cercavano di insediarsi lungo fiumi e terreni fertili; quando con una ciurma e qualche imbarcazione, navigavamo lungo gli estesi mari alla scoperta di terre nuove; quando i nostri avi, con una valigia di cartone prendevano un lento treno che li portava in America per trovare lavoro e magari fare fortuna.
Chi tra di noi non ha almeno un amico, un conoscente, un parente che è emigrato in un altro paese o in un’altra città? Io stessa sono un’emigrata, che ha cambiato città per lavoro, ma anche per curiosità, scoperta…
Speri di non incontrare mai lungo il tuo percorso l’altra faccia di questa storia, la parte che colpevolizza, addita, massacra, odia questo processo di libertà dell’essere umano. E invece quando la incontri rimani inizialmente perplesso, poi dispiaciuto, infine arrabbiato e molte volte sconfitto.
Allora il mio messaggio per tutti noi, in questa seconda edizione di Fabergamo è:
non possiamo, non dobbiamo più subire questa “sconfitta”, alziamo la voce ed esprimiamo il nostro pensiero, i nostri diritti, la nostra libertà!
Non facciamoci più schiacciare dal peso dell’odio e del razzismo.
Apriamo i nostri cuori, ma soprattutto le nostri menti, perché siamo esseri umani e più importante di ogni cosa è davvero restare UMANI!
Incontrare persone di diverse culture ed etnie può soltanto arricchire il nostro essere, incuriosirci, imparare nuove lingue, modi di fare, ricette nuove e speciali da gustare con la nostra famiglia, conoscere il credo e la fede di altre culture, condividere esperienze, arricchire il nostro sapere.
Insegniamo ai nostri figli, ai nostri nipoti, ai nostri amici che non esistono limiti e confini su questa terra.
Questo pianeta appartiene a tutti noi e tocca a noi averne cura, accettando e rispettando le diversità, le fragilità, le abitudini e culture di ognuno di noi.
I limiti e le barriere stanno solo nella nostra testa, e penso che nel 2020 sia arrivato il momento di aprirla, fare un po’ di pulizia e ripartire.
Possiamo farcela, dobbiamo, per noi e per chi seguirà dopo di noi.
Il pensiero di una giovane emigrata, Roberta.
09-01-2020 Bergamo







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